Mitya e gli altri

Nel 2025 si ricordano i 50 anni dalla morte di Dmitrij “Mitja” Šostakovič. MITO lo celebra attraverso sue composizioni note e meno note. Le sue quindici sinfonie, che spaziano dallo stile neoclassico alla sperimentazione moderna, sono tra le opere più significative della musica del XX secolo. Influenzate dalla sua relazione complicata con il regime sovietico, si caratterizzano per la tensione tra tradizione e innovazione, ma riflettono anche drammi personali, lotte politiche e un senso di ironia amara.

Con l’Ouverture festiva a Torino e la Sinfonia n. 5 a Milano si aprirà il festival, mentre la chiusura sarà affidata alla Sinfonia n. 13, composizione di raro ascolto nel nostro Paese. Un posto speciale occupa la Sinfonia n. 10, opera potente e intensa composta subito dopo la morte di Stalin, che sarà presentata con il film Oh to Believe in Another World dell’artista sudafricano William Kentridge.

Saranno inoltre proposte diverse composizioni da camera, “spazio privato” attraverso il quale la sua vena creativa si espresse senza i pesanti condizionamenti imposti dai rigidi canoni dell’estetica sovietica, come l’integrale dei suoi quartetti per archi proposta dai quattro
giovani musicisti dell’Eliot Quartett di Francoforte: una testimonianza della evoluzione stilistica del compositore e della sua espressione artistica più libera.

Corollario alle composizioni di Šostakovič, il festival presenta musiche di autori suoi contemporanei (di area russa e non solo), alcuni cresciuti nel complesso e tormentato universo sovietico come il polacco Mieczysław Weinberg, uno dei compositori più importanti e sottovalutati del XX secolo, il georgiano Giya Kancheli, il cui stile personale fonde il minimalismo con la musica tradizionale georgiana, e l’ucraino Valentin Silvestrov, le cui opere nascono da una riflessione profonda sulla nostalgia, la memoria e il tempo.