Città
La musica classica, per sua natura, appartiene al mondo. Certo, i compositori la inventano in qualche luogo – il loro pianoforte, il loro tavolo da lavoro, sono a Vienna o a Parigi, a Napoli o a Mosca, a Praga o a New York. Ma poi gli interpreti viaggiano, fanno conoscere i brani, li diffondono e così, a un certo punto, capita che l’origine di una partitura, la sua storia, la città nella quale è nata passino in secondo piano, sbiadiscano, si dimentichino. Qualche volta, però, è bello riallacciare la relazione che ha legato un brano al territorio nel quale ha preso vita, riscoprire le tradizioni, le abitudini, gli stili, le mode tra le quali sono state create una sinfonia o un quartetto, un concerto per violoncello o una sonata; e così porre attenzione a quanto quella della musica sia stata una storia di luoghi, spesso lontani, molto diversi gli uni dagli altri dunque capaci di ispirare o guidare il lavoro dei compositori in direzioni divergenti.
È bello riallacciare la relazione che ha legato un brano al territorio nel quale ha preso vita.
Da queste riflessioni è nata l’idea di dedicare il cartellone di MITO 2023 al tema della città. Perché la vicenda stessa del festival, che quest’anno arriva alla sua diciassettesima edizione, è segnata dalla felice unione di due città, Milano e Torino, dalle quali ha tratto il proprio nome; e perché l’idea di moltiplicare l’attenzione, rivolgendola a città vere e proprie così come a linee che ne attraversano molte (penso al concerto intitolato “In volo”, con la prima esecuzione italiana del brano per il quale Tõnu Kõrvits si è ispirato all’aviatrice Amelia Earhart) si è rivelata feconda di invenzioni.
Anche quest’anno, infatti, tutti i concerti di MITO sono stati costruiti ad hoc, grazie alla collaborazione di interpreti che si sono generosamente messi al servizio del tema generale; e dunque di giorno in giorno si viaggerà da Buenos Aires a Cambridge, da Madrid a Venezia, da Dresda a Castelfidardo, dall’Australia a Votkinsk (dove è nato Cajkovskij ˇ ) e così via, rileggendo in modo inedito la storia della musica, riunendo negli stessi concerti pagine del passato e partiture fresche d’inchiostro, visioni sonore rinascimentali o barocche e contatti vivi con la musica del presente, con molte prime esecuzioni assolute o italiane.
Tutti i concerti di MITO sono stati costruiti ad hoc, grazie alla collaborazione di interpreti che si sono messi al servizio del tema generale.
Dopo il successo dello scorso anno proseguirà anche la sorta di “festival nel festival” al quale sono dedicate le serate pianistiche “decentrate” e dunque altri 15 interpreti italiani di eccellenza indagheranno in modo monografico diversi autori della storia, con concerti esplicitamente intitolati “Il pianoforte di Beethoven”, “Il pianoforte di Rachmaninov”, “Il pianoforte di Albéniz” e così via mentre, per bambini, ragazzi e famiglie, abbiamo inventato e commissionato un dittico, distribuito su due fine settimana, che farà viaggiare gli ascoltatori, guidati da due attrici d’eccezione, prima insieme a un’orchestra e poi con un coro, anch’essi costituiti da giovani e giovanissimi musicisti.
Un viaggio in giro per il mondo ci sembra un bel modo di festeggiare la forza e la bellezza della musica classica. Un’occasione per sottolinearne i dettagli, i profumi, le suggestioni. Tanto che anche quest’anno non vediamo l’ora di cominciare e, una volta di più, saremo felici di ritrovarvi in sala da concerto.
Nicola Campogrande
Direttore artistico