Abbazia di Santa Maria Rossa in Crescenzago
Via Domenico Berra, 11
M2 Crescenzago
Bus 44, 53, 56, 75
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Generalmente nota col nome di abbazia e così censita anche nel catalogo dei beni culturali della Regione Lombardia fu in realtà fondata come canonica attorno all'anno 1140 dall'arcivescovo Robaldo (1136-1146) sul sito di una preesistente cappella dedicata a Maria Vergine. Essa infatti non ospitava monaci bensì sacerdoti (canonici regolari) che sotto la guida di un preposto conducevano vita comune. La chiesa pur rimaneggiata più volte e restaurata in modo arbitrario è giunta nelle sue linee fondamentali, fino al nostri tempi, mentre dell'originaria cappella restano pochi elementi murari messi in luce nel corso dei restauri della prima metà del Novecento. Una lapide posta nel 1922 fa risalire tali vestigia all'anno 935.
Il successore di Robaldo, Umberto I da Pirovano (1146-1166), prese sotto la sua protezione questa comunità ispirata alla regola di sant’Agostino e concesse ai canonici privilegi cosicché i loro domini si estesero a sud ovest di Milano nella pieve di Rosate. Ne è prova una lite giudiziaria tra i canonici di Crescenzago ed il preposto di Rosate cui mise fine papa Lucio III nel 1182. Dalla canonica di Crescenzago figliarono altre comunità che costituirono la Congregazione di Santa Maria di Crescenzago. Il suo primo preposto Ottone stabilì la regola del monastero di Crescenzago e delle canoniche che da esso dipendevano. La regola fu sancita dall'arcivescovo Filippo Lampugnani nel 1197. Nel 1250 il penitenziere del papa, Stefano Spagnolo, visitò la canonica allo scopo di fondarvi, un ospedale per i poveri, secondo quanto richiesto dallo stesso papa Innocenzo IV.
Papa Alessandro IV nel 1254, raggruppò tutte le comunità che seguivano la regola di sant'Agostino nella congregazione dei Canonici lateranensi con sede in Roma.
Tra la fine del XII secolo ed i primi anni del XIII, a causa delle contese tra i Della Torre ed i Visconti per il possesso della signoria di Milano, Crescenzago funge da accampamento per le milizie ed è luogo di fuga degli esuli. Tra questi nel 1322 è Matteo Visconti, scomunicato da papa Giovanni XXII che alla canonica chiede asilo e vi muore. La leggenda vuole che la tomba del Visconti sia celata nella chiesa e non sia mai stata trovata.
I Canonici lateranensi, nel secolo seguente, diedero vita ad altre canoniche in Milano: Santa Maria di Casoretto, detta la bianca, Santa Maria di Loreto, la nera (ora scomparsa) e Santa Maria della Passione.Gli importanti affreschi dell'abside maggiore furono eseguiti nel XIV secolo e circa cent'anni dopo vennero realizzate alcune cappelle laterali. Nel 1503 fu aperta la prima cappella a sinistra, dedicata a santa Caterina, il cui altare fu adornato con un trittico del Bergognone. Il trittico, rubato nel 1971 e fortunosamente recuperato, si trova oggi nel Museo diocesano di Milano e nella cappella ne è esposta una copia.
La canonica divenne quindi commenda attorno alla metà del XV secolo (come avvenne per altri monasteri del Milanese). Si ha notizia di un certo Federico Sanseverino, cardinale diacono del titolo di san Teodoro, che nel 1502 era preposto commendatario. Nel 1738 l'ultimo commendatore fu il conte Carlo Perlas Cavaliere di Gerusalemme. Nel 1772 la canonica, per ordine del cardinale Giuseppe Pozzobonelli, venne soppressa diventando parrocchia. Importanti lavori di restauro vennero condotti negli anni Venti del Novecento. Con essi seppur in modo arbitrario si cercò, liberandola dalla superfetazioni barocche, di ridare alla chiesa la sua apparenza medievale. La facciata venne pesantemente rimaneggiata (il rosone centrale ed i due oculi furono sostituiti, il primo con tre monofore strambate e gli altri con una monofora ciascuno) e le pareti interne furono ornate con decorazioni neo medievali. Nel 1995-1996 i restauri consentirono di riportare alla luce nella zona presbiterale e sulla volta della navata centrale, un ciclo di affreschi particolarmente significativo.
Il successore di Robaldo, Umberto I da Pirovano (1146-1166), prese sotto la sua protezione questa comunità ispirata alla regola di sant’Agostino e concesse ai canonici privilegi cosicché i loro domini si estesero a sud ovest di Milano nella pieve di Rosate. Ne è prova una lite giudiziaria tra i canonici di Crescenzago ed il preposto di Rosate cui mise fine papa Lucio III nel 1182. Dalla canonica di Crescenzago figliarono altre comunità che costituirono la Congregazione di Santa Maria di Crescenzago. Il suo primo preposto Ottone stabilì la regola del monastero di Crescenzago e delle canoniche che da esso dipendevano. La regola fu sancita dall'arcivescovo Filippo Lampugnani nel 1197. Nel 1250 il penitenziere del papa, Stefano Spagnolo, visitò la canonica allo scopo di fondarvi, un ospedale per i poveri, secondo quanto richiesto dallo stesso papa Innocenzo IV.
Papa Alessandro IV nel 1254, raggruppò tutte le comunità che seguivano la regola di sant'Agostino nella congregazione dei Canonici lateranensi con sede in Roma.
Tra la fine del XII secolo ed i primi anni del XIII, a causa delle contese tra i Della Torre ed i Visconti per il possesso della signoria di Milano, Crescenzago funge da accampamento per le milizie ed è luogo di fuga degli esuli. Tra questi nel 1322 è Matteo Visconti, scomunicato da papa Giovanni XXII che alla canonica chiede asilo e vi muore. La leggenda vuole che la tomba del Visconti sia celata nella chiesa e non sia mai stata trovata.
I Canonici lateranensi, nel secolo seguente, diedero vita ad altre canoniche in Milano: Santa Maria di Casoretto, detta la bianca, Santa Maria di Loreto, la nera (ora scomparsa) e Santa Maria della Passione.Gli importanti affreschi dell'abside maggiore furono eseguiti nel XIV secolo e circa cent'anni dopo vennero realizzate alcune cappelle laterali. Nel 1503 fu aperta la prima cappella a sinistra, dedicata a santa Caterina, il cui altare fu adornato con un trittico del Bergognone. Il trittico, rubato nel 1971 e fortunosamente recuperato, si trova oggi nel Museo diocesano di Milano e nella cappella ne è esposta una copia.
La canonica divenne quindi commenda attorno alla metà del XV secolo (come avvenne per altri monasteri del Milanese). Si ha notizia di un certo Federico Sanseverino, cardinale diacono del titolo di san Teodoro, che nel 1502 era preposto commendatario. Nel 1738 l'ultimo commendatore fu il conte Carlo Perlas Cavaliere di Gerusalemme. Nel 1772 la canonica, per ordine del cardinale Giuseppe Pozzobonelli, venne soppressa diventando parrocchia. Importanti lavori di restauro vennero condotti negli anni Venti del Novecento. Con essi seppur in modo arbitrario si cercò, liberandola dalla superfetazioni barocche, di ridare alla chiesa la sua apparenza medievale. La facciata venne pesantemente rimaneggiata (il rosone centrale ed i due oculi furono sostituiti, il primo con tre monofore strambate e gli altri con una monofora ciascuno) e le pareti interne furono ornate con decorazioni neo medievali. Nel 1995-1996 i restauri consentirono di riportare alla luce nella zona presbiterale e sulla volta della navata centrale, un ciclo di affreschi particolarmente significativo.