Michel Portal

Ultimo aggiornamento: 24/04/2019
Se il jazz europeo può oggi dire la sua con originalità, il merito va in¬dubbiamente anche a Michel Portal: compositore nato nel 1935, polistrumentista francese di eccelso virtuosismo (oltre a sax soprano e vari clarinetti suona con grande trasporto emotivo il bandoneon, strumento simbolo del tango) è infatti in prima linea sin dalla fine degli anni Sessanta nel mescolare il linguaggio del jazz con elementi della cultura europea, sia colta che popolare. Dotato di straordinaria personalità, vanta un rimarchevole repertorio sia classico (Mozart, Brahms, Schumann, Berg), che contributi nella creazione della musica contemporanea partecipando negli anni Cinquanta e Sessanta al movimento delle avanguardie, è stato protagonista in lavori di Boulez, Stockhausen, Berio, Kagel, Globokar. Michel Portal, nella storia del jazz europeo spicca come una delle personalità in assoluto più significative e anche come una delle figure meno riducibili a semplici schemi e appartenenze. Se il jazz europeo negli ultimi quarant’anni ha forse espresso la sua massima autonomia rispetto al jazz d’oltre Atlantico nella forma della cosiddetta ‘improvvisazione radicale’ emersa negli anni Sessanta, Portal è un ponte tra le due ispirazioni, è un musicista che mentre si distingue nettamente dai modelli americani, d’altra parte però sfugge anche all’identificazione con quest’ambito dell'improvvisazione radicale a cui è co¬munque contiguo e con cui ha parecchi tratti in comune. È componente del New Phonic Art, formazione di punta della libera improvvisazione insieme al trombettista Bernard Vitet, il pianista Francois Tusques e il batterista Sunny Murray, basato sull’improvvisazione collettiva, la ricerca sonora e la creazione istantanea mai dimentico della magia e bellezza di danze e arie popolari (Benny Bennet, Perez Prado), musica dei Paesi Baschi, sua terra di origine. Parallelamente si dedica al jazz, affascinato da Ellington e dai solisti americani. E il jazz diviene sua terra d’adozione. I suoi gruppi, battezzati Michel Portal Unit, nascono nei primi anni Settanta, laboratori di libera improvvisazione con formazioni sempre mutevoli aperti all’incontro tra musicisti europei e americani. Lavora con musicisti come Albert Mangelsdorff, John Surman, Steve Lacy, Han Bennink, Dave Liebman, e con tutta la scena francese. Famosi i duetti con Lubat e Jean-Pierre Drouet. Compone moltissime colonne sonore per il cinema, suona accanto a solisti di danza (da ricordare il lungo sodalizio con Carolyn Carlson). Ha ottenuto tre Cèsar e un Sept D’Or. Dagli anni Ottanta dirige diverse formazioni, in particolare il trio, spesso con Daniel Humair e Bruno Chevillon. Collabora con Mino Cinelu, Joachim Kuhn, Martial Solal, Jacky Terrasson e fonda un quintetto assieme a Louis Sclavis. Ma il successo maggiore arriva nel celebre duo con il fisarmonicista Richard Galliano, attivo ormai da più di un decennio. Negli ultimi anni Portal si è interessato al funk, collaborando con musicisti di Minneapolis vicini all’entourage di Prince. Dice di se e del suo recente lavoro Bailador, dove racchiude tutto il suo senso di libertà rispetto alla creatività e all’interpretazione musicale: Quando da giovane andavo alle feste flamenco mi ricordo che c’erano sempre i ballerini che danzavano in modo perfetto e che interpretavano il flamenco; a fine serata però c'era sempre qualcuno, un po’ ubriaco che trascinato dal ritmo della musica saliva su un tavolo e iniziava a danzare un po’ goffamente interpretando il flamenco a modo suo. Per i puristi questi bailador spontanei erano figure ridicole, pallide imitazioni di veri ballerini di flamenco, io invece li trovavo più veri e coinvolgenti dei ballerini stessi in quanto erano molto veri, e cercavano di interpretare a loro modo la danza fornendo un senso del ritmo molto coinvolgente. Questo è Bailador, un tentativo di andare al cuore del ritmo senza paura di mescolare le differenti culture. Ci sono delle musiche ermetiche come, appunto, il flamenco o certa musica sacra che non si vogliono lasciar contaminare, hanno dei paletti molto rigidi e non vogliono lasciar entrare alcuna influenza esterna; questo, per me, è un grave limite alla creatività, noi non nasciamo con questo insensato obiettivo di classificare, essere classificati, e distinti da altri, anzi, abbiamo bisogno di confronto. Io vorrei dire ai musicisti se vi sentite di esprimervi fatelo il più liberamente possibile e senza accettare schemi! Fate come il bailador che danza senza paura di essere criticato e si diverte!(aaj-sett 2011). Lo ritroviamo in questa occasione affiancato da Hamid Drake, tra i batteristi-percussionisti più attivi e apprezzati del jazz contemporaneo, già noto al pubblico di MITO in più occasioni, con cui ha imbastito un duo caleidoscopico. È un maestro del linguaggio jazzistico ma anche esperto di percussioni orientali e dei ritmi caraibici. È cresciuto musicalmente a fianco del sassofonista Fred Anderson e di molti artisti della AACM (Association for the Advancement of Creative Musicians) di Chicago, città dove vive dall’infanzia. Ha collaborato intensamente con il trombettista Don Cherry. I suoi principali ispiratori sono Ed Blackwell, Fred Anderson, Max Roach. Molto influenzato dalla spiritualità orientale e africana, Drake è diventato dagli anni Ottanta un protagonista assoluto della musica più innovativa e legata all’improvvisazione. Partner in molteplici situazione del bassista William Parker, è colonna portante dei gruppi di quest’ultimo (con cui si esibisce e incide anche in duo). Inoltre ha suonato e inciso con Peter Brötzmann, Bill Laswell & Material, Ken Vandermark, Nicole Mitchell, David Murray, Archie Shepp e moltissimi altri. Attualmente lavora nel trio Indigo, nei gruppi di William Parker, nel quartetto Giornale di Bordo con Antonello Salis, Paolo Angeli e Gavino Murgia, in duo fisso con Pasquale Mirra, e coltiva sempre più le sue collaborazioni con giovani esponenti del panorama musicale europeo in particolare in Ungheria, Germania, Francia e Polonia. Continua a sviluppare il progetto Bindu, a organico variabile e di cui è leader. Si ricorda anche una sua recente partecipazione al progetto Punkt@banlieuesbleues - Concerts & Live Remixes con Erik Honorè e Jan Bang (fondatori del Punkt Festival), in una girandola di suggestivi suoni, tra l’arcaico, la sperimentazione elettronica e il live remix.