Hamid Drake & Bindu "Reggaeology"

Ultimo aggiornamento: 24/04/2019
Bindu è un concetto indiano non semplice da tradurre, un termine polivalente che ha a che fare con la dialettica suono-silenzio e, nella cultura yoga, con la potenza creativa del “nulla” dove tutte le energie creative si focalizzano. In questo percorso musicale, personale, riscopriamo non solo il Drake poliedrico, ammaliante, pirotecnico mago del drumming e dalla ipnotica energia percussiva, già noto ai più, ma l’autorevole bandleader capace di imprimere ai suoi compagni di traversate sonore, input che poi prendono forma e dimensione, senza limite creativo alcuno, con influenze jazz, nella migliore tradizione musicale afro americana fino a spingersi alle contaminazioni reggae. Bindu diventa di volta in volta, caleidoscopico viaggio sonoro, un canto, una semidanza, una invocazione, un rituale, un coro, una dedica ai maestri di vita , spirituali o di musica, una preghiera, con una alternanza di riff, di andature lente, di melodie cantanti e di scrosci sfrenati di note. Bindu ‘Reggaeology’, terzo capitolo di una serie di cinque, si ripropone con un nuovo progetto che intende perseguire gli stilemi del jazz e del reggae con estrema libertà improvvisativa ma nel rispetto delle radici ed dell’integrità di ogni tradizione, un ordito nuovo, ma con immutato piglio, inventiva e carisma. Bindu è un prezioso taccuino, un cassetto non proibito, in cui Drake negli anni fa convergere coerentemente, la sua parte più intima intrisa di spiritualità, introspezione, in una sola parola: ‘religiosità’ tradotta in note.