Idir

Ultimo aggiornamento: 24/04/2019
La sua canzone A vava inouva (inno alle nevi eterne delle montagne cabili) ha fatto il giro del mondo e viene tradotta in francese, greco, spagnolo. E tuttavia, Idir diventa famoso per caso. Se esistono Dio, le fate o il destino, essi hanno riservato una bella storia a questo poeta. Un bel giorno del 1973, Hamid Cheriet (studioso di geologia e chitarrista) si trova nello studio della Algerian Radio. Nouara, un cantante che ha composto delle canzoni splendide, viene invitato durante la trasmissione; quando il presentatore porge il microfono al giovane interprete e chiede di cantare la sua canzone, egli inventa uno pseudonimo, per rispetto alla sua famiglia, perché è difficile giustificare di essere un musicista in Cabilia. Da quel momento viene chiamato Idir che significa ‘vivrà’ (nome dato ai nuovi nati che sembrano non dover sopravvivere al destino). Per nove anni Idir nasconde la verità alla madre, evitando di dirle che era proprio lui il cantante che tanto apprezzava alla radio. Perché Ersed has Yidès, la ballata eseguita alla radio, diventa un immediato successo, così come A Vava inouva cantata in cabili, ascoltata ovunque. Anche il FLN (fazione politica di sinistra che impone l’uso della lingua araba) non si può opporre a questa ondata travolgente. In quegli anni Idir stava svolgendo il suo servizio militare e racconta «a quel tempo ero nella mia caserma con Blida e ho sentito la mia canzone su Radio France. Era strano». Parallelamente al crescente successo di Idir, la cultura cabili subisce sempre più pressioni. Nel 1974 il partito berbero viene destituito e i più affermati cantanti cabili vedono le loro autorizzazioni per gli spettacoli revocate. Idir si trasferisce quindi in Francia, dove registra diversi dischi. Lontano dalla terra natale, questo forte sostenitore della cultura berbera continua la sua splendida battaglia con le sole armi della musica e della poesia.