Rachid Safir

Ph. Guy Vivien
Ph. Guy Vivien
Last update: before 2019
Rachid Safir ha trascorso la propria infanzia ad Algeri, dove ha studiato il latino e i classici al liceo, abbastanza, dice, da poter cantare le grandi opere del repertorio in latino. «Non è difficile – precisa - conformarsi ai costumi cristiani. È così che mi sono reso conto molto presto che la musica antica va al di là del fatto religioso». Il padre, professore di lettere moderne (arabo e francese), direttore artistico di Radio Algeri in lingua araba e kabyle e incaricato della raccolta delle musiche e delle orchestre magrebine, porta con sé i figli e Rachid stesso durante le proprie ricerche, cosa che spinge quest’ultimo a familiarizzare con le musiche andaluse e popolari e a seguire i musicisti in tournée. Rachid Safir comincia a suonare il violino e a tenere i primi concerti con l’Orchestre Symphonique de Radio Alger, assiste ai concerti settimanali radiofonici, a quelli del Conservatorio e delle Jeunesses Musicales de France. Parallelamente prosegue lo studio del violino al Conservatorio di Algeri e poi all’Università di Lille; a 24 anni entra in una corale amatoriale, studia canto e segue uno stage con Alfred Deller. Tenore, poi controtenore, canta con Charles Ravier nell’Ensemble Polyphonique de Paris. Nel 1977 fonda con Bernard Fabre Garrus e Régis Oudot il gruppo A Sei Voci, ensemble che incontra subito un buon successo. Lo stesso anno entra nel coro di Radio France, collabora con il Groupe Vocal de France, con il Clemencic Consort e lo Studio der Frühen Musik. Nel 1985 si interessa di pedagogia, insegnando canto corale al Conservatorio Nazionale Superiore di Musica di Lione. Nel 1988 Rachid Safir rinuncia al canto e fonda quello che sarà poi l’ensemble Solistes XXI. L’anno successivo assume la direzione del Centre Polyphonique de Paris e organizza delle sessioni di formazione professionale di canto. Oggi Safir si dedica esclusivamente alla direzione di gruppi vocali, in particolar modo dei Solistes XXI alla cui guida ha eseguito circa una cinquantina di produzioni in vent’anni, in Francia e all’estero.