Tito Mangialajo Rantzer

Last update: before 2019
Ha studiato basso elettrico e contrabbasso con Franco Feruglio e Giorgio Azzolini, frequentando quindi i seminari di perfezionamento a Siena con Furio Di Castri e a Genova con Walter Booker. Nonostante questi notevoli impulsi, Tito si considera un autodidatta, e riconosce di aver appreso molto dall’ascolto dei dischi e dal contatto con tutti i musicisti con i quali, negli anni, ha suonato. Attualmente collabora con moltissimi musicisti, tra i quali si segnalano Antonio Zambrini, Giovanni Falzone, Nexus, Francesca Ajmar, Fabio Martini, Michele Franzini, Giovanni Venosta, Tino Tracanna, Gianni Cazzola, Paolo Botti e Corrado Guarino. Dirige un proprio quartetto comprendente Stefano D’Anna, Beppe Caruso e Ferdinando Faraò. Ha avuto il piacere di collaborare, sia in sala di registrazione che dal vivo, con grandi musicisti quali Lester Bowie, Herb Robertson, Roswell Rudd, George Garzone e Antonio Faraò. Ha suonato in numerosi Jazz Festival in Italia e in Europa: Clusone Jazz, Iseo Jazz, Copenhagen Jazz Festival, Aarhus Jazz Festival, Jazz in Bergen (Norvegia), Braga Jazz Festival (Portogallo), Sant’Anna Arresi, Ciampino, Cagliari e molti altri. Nel 2000 è stato votato nel referendum indetto dalla rivista Musica Jazz tra i dieci migliori nuovi talenti. Ha suonato nella colonna sonora di alcuni film di Silvio Soldini (Pane e Tulipani, Brucio nel vento, Agata e la tempesta), tutti con musiche di Giovanni Venosta. Nel 2004 ha eseguito, al basso elettrico, la prima assoluta del Concerto per violoncello, basso elettrico e orchestra d’archi di Nicola Campogrande; al violoncello Mario Brunello. Nel 2001 ha fondato con Alberto Tacchini e Paolo Botti la Blast Unit Orchestra, formazione che raccoglie alcuni dei più interessanti improvvisatori italiani. È interessato al jazz e alla musica improvvisata, e a tutto ciò che vi sta sopra, sotto, di fianco e attraverso.