Teatro Bibiena

Teatro Bibiena
Teatro Bibiena
Via dell'Accademia 47
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A Mantova dopo il crollo del regime gonzaghesco avvenuto nel 1707, cui successe il governo della casa d'Austria, l'eredità spirituale fu raccolta dai Timidi.
Nel 1766 il rettore dell'Accademia dei Timidi, conte Carlo Ottavio di Colloredo, inviò a Milano al plenipotenziario per la Lombardia austriaca, Carlo di Firmian, un ambizioso piano di trasformazione del vetusto ente letterario in un istituto di altro tipo, dotato di un'articolazione appoggiata a una molteplicità di competenze e largamente aperto a istanze di ordine scientifico, in piena aderenza, ormai, agli entusiasmi intellettuali del momento.
Il Firmian, esaminato il progetto, lo trasmise con parere favorevole a Vienna per l'approvazione da parte dell'imperatrice Maria Teresa...
Nel marzo del 1767, mentre si provvedeva a demolire il vecchio teatrino, i Timidi stabilirono che anche la nuova sala dovesse presentarsi a guisa di teatro: un teatro non più a gradinata come quelli rinascimentali, ma a palchetti cingenti la platea in due ordini sovrapposti, secondo il genere di struttura inventato nel Seicento e che ormai imperava.
Allo scopo di stimolare le richieste in tale senso, fu prospettato dagli accademici un programma d'impiego della sala non limitato ad adunanze scientifiche, ma aperto anche a recite e a concerti. Così i Timidi si rivolsero a un esperto di creazioni teatrali e presero accordi, infatti, con un architetto che in quel campo godeva della massima rinomanza, Galli Bibiena Antonio, membro tra i più geniali della famosa casata emiliana che, nell'arco dell' età barocca, aveva generato un folto gruppo di artisti consacratisi ad ogni settore dell'architettura, ma soprattutto specializzati nell'ideare interni di teatri, scene per spettacoli, apparati per fastose pompe.
Circa la detta sala è da dire che essa, ancor prima di venire concretata, ricevette la qualificazione di teatro “scientifico”, in rapporto con la finalità precipua che i Timidi si proponevano di assegnarle.
La sala voluta dagli accademici doveva essere sì un teatro, però sui generis, destinato quale era a manifestazioni da godere più con l'udito e con l'intelletto, che non attraverso la visione di allestimenti spettacolari.
Il Bibiena adempì in soli due anni all'obbligo che nel 1767 aveva contratto coi Timidi: vi adempì anzitutto ideando lo speciale teatro che da lui si desiderava, poi dirigendone i lavori di fabbrica e infine, con abilità di pittore oltre che di architetto, affrescando personalmente gli interni dei numerosi palchetti con figurazioni monocrome, che sono pure esse documento prezioso dell'attività artistica dell'insigne maestro.
Il 3 dicembre 1769 lo “scientifico”, finito di tutto punto, poteva essere inaugurato.
Poco più di un mese dopo l'inaugurazione, il l 6 gennaio 1770 il giovane Wolfgang Amadeus Mozart, appena quattordicenne, giunto a Mantova nel giro della sua prima tournée italiana, consacrava il teatro “scientifico” con un memorabile concerto.
Il 26 gennaio Leopold Mozart in una lettera inviata alla moglie parlava di quella serata e nel contempo descriveva lo “scientifico”, con acuta percezione della realtà di esso: “ Nella mia vita non ho mai visto nulla, nel suo genere, di più bello... Non si tratta propriamente di un teatro, bensì di una sala a palchetti, costruita sul tipo dei teatri d'opera. Ove dovrebbe trovarsi il palcoscenico sta una tribuna per chi suona; dietro di essa corre una galleria che somiglia a una serie di Palchetti ed è fruibile da parte degli spettatori”.
A Mantova il teatro accademico fu tra gli ultimi trionfi della fantasia barocca, prima del vittorioso sopraggiungere degli orientamenti neoclassici.