Boubacar Traoré

Last update: 24/04/2019
Boubacar Traoré, detto Kar Kar, è una contraddizione armoniosa, un musicista di cui l’arte e la biografia sorprendono più per gli estremi che per l’equilibrio. Un idolo per tutta la costa africana occidentale negli anni Sessanta, dimenticato negli anni Settanta, riscoperto negli anni Ottanta e Novanta, complici le lunghe tournée in Europa e negli Stati Uniti. Nel corso della sua carriera è stato paragonato a numerose star della musica pop. È stato accostato a Elvis Presley, così come a Robert Johnson, Johnny Hallyday o Chuck Berry. Tutti questi paragoni dimostrano come sia impossibile definire le canzoni di Kar Kar. Tanto gli europei quanto gli americani hanno bisogno di tali confronti per comprendere un artista che, fondamentalmente, rappresenta un vero e proprio mondo musicale a sé. La sua musica non può essere catalogata come “blues” inteso alla maniera occidentale e non è nemmeno funky come quella del padre del "Soul" James Brown, al quale viene talvolta paragonato. In tutto e per tutto, “blues” è una definizione di cui la sua musica gode in casa, nel Mali, tra i suoi colleghi e i suoi compatrioti. Solo se si considera il termine “blues” non come forma musicale ma come espressione di sentimenti, è possibile accostarsi al suo suono. D’altra parte, il blues del Mali non ha le stesse strutture che conosciamo della versione americana. “Blues” serve come termine generale, quale tentativo di spiegazione, dal momento che il Kassonké, genere musicale con il quale è cresciuto Traoré, non può rappresentare una descrizione comprensibile a tutti. Nella musica di Kar Kar si sentono le sue origini del Mali occidentale, Kayes, la sua patria e la sua nostalgia. Il suo amore per questa patria e i suoi abitanti è grande anche se di tanto in tanto critica duramente gli amministratori del Paese e i suoi compatrioti. Nelle storie calme delle sue canzoni sono raccontati quarant’anni duri e pieni di tribolazioni. Kar Kar è un cantastorie, parla delle tradizioni africane, permeate di un simbolismo e di un esotismo che difficilmente svelano i propri segreti ai bianchi. Canta l’amore in tutte le sue sfumature umane e tragiche, l’amore per la sua prima moglie deceduta, per i suoi bambini, senza che il dolore - che pesa sul destino tragico della sua storia - appesantisca o faccia soccombere le sue canzoni sotto il peso dell’afflizione. Boubacar Traoré non è un musicista le cui canzoni possono essere spiegate, ma va analizzato per immagini e stati d’animo. È necessario abbandonarsi anima e corpo. E allora sarà forse possibile fare l’esperienza di un’Africa al di là dei cliché e dei pregiudizi.